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L’immagine della donna in pubblicità

Sfruttamento in negativo dell’immagine della donna in pubblicità

Nonostante le proteste, le battaglie intraprese, l’impegno verso il cambiamento e ammonimenti istituzionali,permangono ancora oggi, in televisione, su carta e cartellostinica, immagini sessiste della donna, stereotipata quasi sempre in negativo. Belle statuine che montano una moto, gattine sexy che con fare ammaliante provvedono alle riparazioni di casa con il silicone oppure simpatiche cameriere tracagnotte e di una certa età che con fare materno, sempre dedite al lavoro, provvedono ai bisogni familiari.
Nella maggior parte dei casi, sono gli spot televisivi a discriminare l’immagine delle donne, presentando le stesse come meno intelligenti, meno dinamiche ed autoritarie oppure deboli, emotive e maliziose.

I soliti stereotipi legati alla donna soprattutto in tv

L’idea trasmessa è quella di una persona in perenne difficoltà oppure bambolina da tappezzeria. Un modello di donna oggetto che ricorre soprattutto in spot per automobili (come quelli della Fiat), di bellezza oppure d’abbigliamento. Il tutto mostrato frequentemente perché la donna, unita ad un’idea di possibile sesso incrementa le vendite. Ad aiutare questo schema socio-pubblicitario è anche la struttura degli spot. Nei soli 15-30 secondi a disposizione per la messa in onda, l’immagine del corpo femminile viene frammentato, ne viene annullata la personalità e ci si concentra su uno sguardo (quasi sempre sexy ed ammiccante) rimandando ai soliti ruoli: femme fatale, madre e casalinga.
Il cattivo gusto purtroppo fa vendere. Ricordate gli slogan dichiaratamente ambigui “Se me lo chiedi te la do?” oppure “Da oggi taglie più piccole” con un uomo che misurava il sedere di una donna? E ancora, quei cartelloni raffiguranti poliziotti deliziati nel perquisire belle ragazze?
Purtroppo il solo protestare contro questo mal costume diviene di per sé un’ulteriore forma di pubblicità che alimenta la trasposizione discriminatoria e poco dignitosa. Dal caffè di una giunonica Gregoraci ad un vecchio spot della Barilla con una sensuale modella in lingerie sul divano; purtroppo, in Italia, da sempre il connubio donna e sesso è ovunque anche nei settori più disparati: cosa c’entra, ordunque, il caffè con un seno prorompente o una corpo sensuale con la pasta?

Italia fanalino di coda in Europa per rispetto all’immagine della donna

In Europa, ad abusare dei cliché sulla donna è manco a dirlo l’Italia. Per limitare lo sfruttamento dell’immagine femminile è stato creato già da qualche anno lo IAP, l’ Istituto di autodisciplina pubblicitaria: un ente di controllo volto a prevenire pubblicità discriminatorie e a controllare la tipologia di messaggio promulgato attraverso i media pubblicitari. Il Ministero delle Pari Opportunità ha firmato diversi accordi di collaborazione per limitare la diffusione di immagini sempre meno edificante per la dignità femminile. Ma nonostante questo apprezzabile impegno, basta fare un giro nelle più grandi città del bel paese per appurare che tappezzate sui muri ci sono ancora bei seni in evidenza ed in televisione  abbondano ancora belle ragazzine dallo sguardo gattonesco e in abiti succinti. Insomma, l’Italia resta fanalino di coda per quanto riguarda il rispetto e l’emancipazione delle donne da schemi maschilisti. Ma qual è il vostro parere a riguardo? Secondo voi, vi è ancora discriminazione tra uomo e donna in pubblicità oppure è stata raggiunta l’agognata parità ed il dovuto rispetto?

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