Abiti

Meno irritazioni con i tessuti organici

I tessuti organici stanno acquisendo una popolarità sempre maggiore nelle famiglie di tutto il mondo: il bambù, la canapa, i cotoni organici sono diventati surrogati più che efficienti dei tessuti sintetici. Perché? L’utilizzo di prodotti chimici nella realizzazione di capi d’abbigliamento può determinare l’insorgenza di patologie fastidiose in soggetti predisposti: eczemi e allergie della pelle sono in aumento fra i bambini, e le cause sono da individuare nelle sostanze che possono essere presenti nei vestiti che utilizzano.

Per questo le procedure basate sul biologico stanno riscuotendo consensi, perché vengono date ampie garanzie circa la sicurezza degli elementi utilizzati nelle diverse fasi di lavorazione. Le fibre ottenute vengono utilizzate per creare abiti morbidi e traspiranti, anche dopo molti lavaggi. Il settore abbigliamento biologico è progettato per essere sostenibile, e tutte le aziende coinvolte sono usualmente particolarmente attente anche a rispettare i diritti dei lavoratori. Una recente indagine portata avanti da Karma Moda (www.karmamoda.it) ha fatto emergere la crescente fiducia dei genitori verso i tessuti realizzati in materiali come bambù e derivati: buona parte degli intervistati ha dichiarato che poter utilizzare vestiti ipoallergenici è stato determinante nella scelta d’acquisto.

I produttori sostengono inoltre la maggiore igienicità dei loro capi organici, che porterebbero ad una riduzione delle possibilità di sviluppare infezioni sulle ferite a contatto con i vestiti. Resta da capire se il trend si estenderà anche alle linee d’abbigliamento per adulti: se l’elemento legato alle infezioni non pare avere un grande appeal,  le proprietà di regolazione termica dei capi organici potrebbero invece riscuotere successo, così come la maggior traspirazione che pare essere garantita all’epidermide. Nel 2012 in Inghilterra è stato presentato un tessuto ottenuto dalla fermentazione del thè, privo di scarti, e, al termine del ciclo di utilizzo, immediatamente riconvertibile in compost: presentato dalla stilista e designer Suzanne Lee, in questa fase la lavorazione è artigianale, ma si ipotizza  di implementare la produzione industriale entro 5 anni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.